GHELLI E BREDDO

Biagio Schembari, nato il 16 giugno 1947 a Comiso (Ragusa), e venuto a Firenze con altri giovani della sua stessa leva e del suo paese, si iscrive e frequenta per quattro anni presso l’Accademia di questa città la scuola di scenografia.
E’ uno dei più assidui e dei più produttivi. La mole del suo lavoro era talvolta impressionante: quando qualcosa lo turbava spariva di circolazione per un giorno, una notte e talvolta anche più a lungo. Sapevamo che si rintanava nella sua modesta camera-studio presso la sua affittacamere, per tornare poi con cartelle zeppe di studi e di disegni, di montaggi fotografici e collages, bozzetti di scene e costumi. Tutte le tecniche potevano essere valide per lui, ma i soggetti erano sostanzialmente gli stessi. Figure e cose si tramutavano in masse e volumi dai colori caldi, i bianchi prendevano valori di calce.

Poi Biagio amava patinare i suoi dipinti con bitume o con mordente, come se sempre volesse  cancellare di tutto un poco. Come se le donne nere della sua Sicilia, i templi di antica pietra e le montagne e le cave della sua terra, sempre presenti in lui, facessero paura a lui stesso di saltare fuori con troppa violenza e in ogni momento dai suoi cartoni.

Se si può pensare a prima vista a qualche legame tra la pittura di Biagio Schembari e quella del suo più anziano compaesano Salvatore Fiume, si cade in errore; credo infatti possa trattarsi più di qualche analogia, che di derivazione pittorica. Infatti quando Biagio frequentò il primo anno da noi era appena un ragazzo e non conosceva l’opera di Fiume. Ma forse il legame fra le due persone si deve ancora cercare nella stessa terra e alla stessa fonte che li ha visti nascere.

                                                                                      Prof. Ferdinando Ghelli
                                                                                      Firenze 1972

Ricordo la presenza di Biagio Schembari tra gli allievi della nosgtra Accademia come una di quelle che si distinguono subito per qualità, impegno e promesse, che non passano inosservate e lasciano un ricordo.
Sottoscrivo quindi con vera convinzione e piacere il giudizio positivo e affettuoso del uso valoroso titolare della Scuola di scenografia, prof. Ghelli, che meglio di me ha potuto conoscerlo e particolarmente apprezzarlo.

                                                                               Prof. G.BREDDO
                   Direttore dell’Accademia di Belle Arti di Firenze – 1972

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