Nunzio Zago

Conosco Biagio Schembari da molto tempo e lo pensavo lontano, ormai, dal vizio della pittura, come uno che s’è lasciato alle spalle, senza rimorsi, certe tentazioni giovanili fino ad approdare, nonostante i regolari studi all’Istituto d’Arte e all’Accademia, ad una attività più “profana” e concreta.
Eccomi, invece, dopo l’inattesa e promettente “personale” di Schembari vista, appena un anno fa, presso il Centro Servizi Culturali di Comiso, a dire qualcosa su un’altra sua mostra, che conferma la serietà d’una scelta, di una ritrovata vocazione.
E’ probabile che le ragioni del cuore e dell’istinto prevalgano, in tale scelta, su quelle della sperimentazione tecnico-formale e che per Schembari la pittura sia, innanzi tutto, un modo di difendersi dalla banalità oltraggiosa del quotidiano.
Non manca però, nelle sue opere, un dialogo serrato, a volta scoperto, con alcune delle principali esperienze artistiche del Novecento, dalle quali egli ha imparato a diffidare della riproducibilità fotografica del reale, rendendone piuttosto la sostanziale ambiguità ora attraverso un continuo gioco di scomposizione e ricomposizione, ora grazie allo straniamento metafisico d’un solenne repertorio di miti arcaici e mediterranei.
Avviene, così, che un familiare paesaggio ibleo assuma dei tratti zoomorfici o antropomorfici la cui auro numisosa ed arcaica collavora con i segni più tipici del nostro immaginario religioso a ridare valore e senso alle cose; e che, viceversa, una figura muliebre ed anzi materna si trasformi in una architettura naturale, oracolo di pietra o isola fantastica, capace di accogliere nel suo grembo squarci di idillio paesano.
Fra richiamo ancestrale e scatto visonario Schembari ha cominciato a disegnare, insomma, un suo spazio ideale, pià autentico e intatto, che già rivela una cifra moerna ed inquieta e indica un’interessante linea di ricerca.

                                                                                      Prof. Nunzio Zago
                                                                                      gennaio 1994

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