Biagio Schembari

Anch’io, da solo, voglio farmi un augurio.

Vorrei salire su un campanile, su una nuvola, per non essere scalfito da quel vento maledetto che viene da lontano.

Voglio augurarmi di imparare una lingua strana, di sapermi pettinare, di vestirmi alla moda e poter diventare un fatto di cronaca.

Mi auguro tante cose che poi non si avverano, allora che senso ha?

Povera finestra, quante cose mi hai promesso, quanta luce mi hai riversato, quante illusioni! Ho perso molto tempo, ho spedito molte lettere, con dentro le mie speranze, la mia allegria, la mia giovinezza, aspetto ancora, invano, le risposte. Mi auguro di non avere sbagliato indirizzo, per non dover ricominciare ogni volta che squilla il telefono, ad ogni suono di campana, ad ogni urlo ogni volta che la terra trema, ogni volta che il mio cuore muore.

Occhi spenti, barba lunga; e pensare che sono nato in un giorno in cui faceva caldo, in una terra benedetta che calpesto a malapena per non sollevare polvere che non mi appartiene. Sono nato per sognare, sono figlio delle stelle, sono cenere vivente; fotografo di un tempo andato, di luoghi strani, di isole perdute, dove avrei voluto vivere tra quelli come me, tra giganti e pietre levigate, tra muri a secco e colonne diroccate, tra le vestigia di una gloriosa civiltà.

Che augurio  mi posso fare, adesso che riesco a malapena a ridere del tempo che passa e del sole che tramonta sui ricordi del mio passato incensurato? Mi auguro che le mie urla, i miei colori, le mie forme,  non disturbino la povera gente; mi farò coraggio per affrontare i pareri negativi, le ansie matttutine, le mie lettere che tornano indietro.

Ho perso anche le chiavi dell’ultimo cassetto, dell’ultimo mio sogno, sotto una montagna di tante altre cose.

Mi auguro di poter stare zitto e dipingere il mondo a modo mio, di poter leggere in silenzio e sbandare con le frasi, da sembrare ubriaco di solitudine, un albero senza ombra.

Chiudo gli occhi e mi scuso, mi perdono, mi concedo tutto e mi auguro ogni bene, inforco gli occhiali e mi pongo su un punto molto alto, su una nuvola, da dove ho cominciato, una nuvola passeggera, sospiro profondamente, così riempio il mio tempo e discuto con le stelle.

Con le mani tra i capelli stringo il muso e ricordo da dove vengo, forse diventerò un monumento nazionale, un possente anfiteatro e reciterò solo per te, che sei riuscita a sopportarmi, mi aspetti sempre e per questo vorrei essere musica, per invitarti a danzare e il mio augurio si avvererà, perchè sono stato un grande artista solo per te.

                                                                                                                 Biagio Schembari

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