Florian Hildebrand

Un ammiratore andò un giorno da Picasso  e ammise: “Maestro, io amo le sue opere, ma non le capisco”. Al che Picasso ribattè: “Ama lo champagne?”. L’ammiratore  rispose: “Si, ovviamente!” e Picasso di rimando: “E lo capisce?”.
Picasso aveva ragione e torto. Aveva ragione in quanto l’arte raffigurativa è una materia percettibile. A cosa serve un quadro, per quanto elaborato molto bene, se l’Eros dell’arte non salta fuori e non sprigiona nulla nell’osservatore?

Come disse il grande impressionista tedesco Max Liebermann in merito allopera di Van Gogh: “Meglio una scarpa ben dipinta che non una Madonna mal dipinta”.
Si tratta, quindi, della forma e non del contenuto per quanto si voglia anche ben definito.
Picasso aveva anche torto, e vi chiederete probabilmente perchè. Ebbene, se potessi dire perchè, non ci sarebbero più gli storici dell’arte e questo, sinceramente, non sarebbe grave né tanto meno il mondo sprofonderebbe. Seriamente, però, qualora si trattasse soltanto di amare l’arte, cioè riferendosi solamente al puro snetimento, allora ogni disquisizione sull’arte sarebbe superflua.
Ma gli uomini in effetti vogliono anche capire. Con riferimento all’arte, si potrebbe forse dire: se amiamo un quadro, vogliamo anche poterne discutere. Di regola un’opera  si eleva allorquando capiamo questo amore e ce lo possiamo spiegare.
Spiegare l’arte significa essenzialmente: spiegarci il rapporto verso l’opera d’arte. Così desidero darvi, quale storico dell’arte, alcune riflessioni sulle opere qui esposte del pittore Biagio Schembari, in modo che i quadri, che vi piacciono e che forse amate, possiate anche in un modo o nell’altro capirli.
Quando ci si occupa di Schembari, non si può affatto eludere il paese di origine dell’artista: la Sicilia.
Almeno per me è stato così. 
Il mondo raffigurativo del pittore è impregnato di Sicilia; raramente si è così vicino alle origini europee come in questa terra. I Greci e i Romani, i quali si affrontarono con i Cartaginesi per il possesso di questa isola, la colonizzarono lasciando in eredità città come Messina, Catania, Agrigento e Siracusa. Successivamente la Sicilia fu dominata dai Saraceni che la plasmarono in un fiorente paesaggio di cultura, facendo di Palermo una delle più grandi città del mondo di allora. Quindi i Normanni riconquistarono l’isola per la fede cristiana realizzando opere quali il singolare Duomo di Monreale.
Goethe, dopo il suo viaggio in Italia, constatò: “L’Italia senza Sicilia non fa proprio alcuna immagine nell’anima: qui è la chiave per tutto”.
La Sicilia è stata per me e mia moglie una sensazione del tutto nuova dell’Italia.
L’abbiamo visitata negli ultimi anni e la Sicilia è stat per noi Arte, Cultura e Storia, paesaggi inondati di sole, amabile sulle coste, pietrosa e spoglia nell’interno. Tutto questo in particolar modo nella provincia di Ragusa, il sud dell’isola, là dove Biagio Schembari vive e lavora.
I dintorni della provincia di Ragusa sono contrassegnati da un esteso altipiano pietroso con molte caverne. Sono note le quadi 5000 necropoli di Pantalica nella vicinanze di Siracusa, là dove si suppone dovesse trovarsi il più grande insediamento preistorico della Sicilia.
Perchè vi dico tutto questo? Inquanto riconosco e rivivo nei quadri del pittore il paesaggio, le città e l’architettura, la luce, il mitico e l’arcaico di questa regione siciliana. La Sicilia è il punto di partenza per l’opera di Schembari.

Se si vuole classificare le opere di Schembari nelgenere classico della pittura, allora si potrebbe parlare di paesaggi. Immagini di paesaggio sovrapposte in forma di vere e proprie torri adagiate su un fondo piatto e davanti a un orizzonte generalmente profondo. I paesaggi, costruiti non da cubi bensì da forme prevalentemente sferiche, vengono sempre illuminati da un colpo di luce calda che diagonalmente dalla sinistra colpisce le singole forme, lasciandole così emergere molto plastiche e corpose.
Nella maggior parte dei quadri vengono uniti i singoli elementi rotondi in una scultura paesaggistica, la quale si eleva chiaramente dai margini del quadro.
Le sculture paesaggistiche di Schembari hanno in sé qualcosa di difensivo e ricordano, con le loro mura e merli, delle fortificazioni.
I paesaggi di Schembari sono viventi e si formano in esseri dalle sembianze corporee, apparendo mitici oltre l’individualità, e giocano in uno spazio non determinabile di un tempo molto lontano e ugualmente eterno. In parte ricordano plastici di Totem arcaici oppure possenti simulacri pietrificati di dei.
Dovrebbe essere chiaro che Schembari non è un pittore dalle vedute moderne. Se noi parliamo di paesaggi siciliani, allora bisogna precisare che sono paesaggi di sogno oppure anche spirituali con evidenti elementi surreali.
Le forme astratte di Schembari diventano surreali tramite gli elementi definibili e realistici che il pittore compone nei suoi paesaggi: teste, case, scale, animali, maschere, finestre e porte. Il pittore adotta il principio surreale della metamorfosi delle cose, così prima di lui fecero Max Ernst oppure Salvador Dalì.
Ai surrealisti importava in primo luogo lasciare confluire il subconscio umano nell’arte, utilizzarlo e rappresentarlo. Notoriamente il significato freudiano dei sogni giocò un ruolo importante per loro.
In modo più intenso che non Freud, C.G.Jung si occupò dei campioni archetipici dei nostri sogni e del loro subconscio, che ricollegò, fra l’altro, alla storia della civilizzazione dell’umanità.
Alcuni di questi archetipi si trovano nel mondo delle immagini di Schembari, per esempio l’unicorno che in molte culture viene identificato con un profondo simbolismo spirituale; nella simbologia cristiana simboleggiava la purezza.
Oppure il gallo che per i siriani e gli egizi valeva come simbolo del sole. Oppure il re o la maschera.
Schembari ha considerato questi simboli in un suo proprio e personale simbolismo di immagine che lascia aperto i molti significati.
Ma è certo che i suoi quadri sono, proprio nel senso di C.G. Jung, archetipici individuali come pure transindividuali e quindi attirano molta gente sprigionando qualcosa in loro.

Le radici artistiche di Schembari sono nel contenuto e nella forma da computare senza dubbio nel Moderno classico.
Citavo appunto i surrealisti. Ancora più importante di ciò, mi sembra l’eredità di un altro pittore italiano che diede il decisivo colpo per le correnti surreali ed anche neoclassicistiche dell’ultimo secolo. Intendo Giorgio DeChirico. Egli è stato precursore dei surrealisti, il primo che nel riaccostarsi alle sue radici italiane, a Giotto e agli antichi, motivò una nuova pittura che cercasse di costruire una “psicologia metafisica delle cose”.
La storica dell’arte Karin Thomas scrive nel suo “Storia dello stile dell’arte figurativa nel XX secolo”: l’espansione del significato dell’arte in spazi mentali, nei quali i riferimenti culturali, storici e simbolici sono portanti, è per la prima volta dopo lungo tempo, una iniziativa europea e non più americana nello sviluppo internazionale dell’arte. A questo processo sono partecipi con Joseph Beuys soprattutto artisti italiani dell’arte povera. L’espansione  del significato dell’arte in spazi mentali viene considerata come necessaria e sensibile altrernativa dell’arte alla monodimensionalità tecnologicamnete razionalizzata della civilizzazione moderna. 
Ebbene Biagio Schembari non è sicuramente un rappresentante dell’arte povera. I suoi dipinti, appunto, fanno desumere quella tipica mentalitàeuropea del legame come pure del vincolo storico. Diversamente dagli artisti americani, si pensi  ad esempio ad un Jackson Pollock, gli europei tengono in conto automaticamente sempre il ricco passato del vecchio mondo. Loro nolens volens c sono nati. Non c’è quindi da meravigliarsi se, nell’ambito della tendenza descritta da Karin Thomas, i pittori italiani sono all’avanguardia.
Loro hanno letteralmente le prove del passato dappertutto davanti agli occhi.
Se si guarda all’arte italiana, gli italiani attingono ripetutamente dalla loro storia e rendono attuali il loro stretto legame soprattutto con l’antico: dalla Proto-Renaissance italiana nel medioevo alla Renaissance italiana dell’era nuova, fin dentro il XX secolo a Giorgio DeChirico oppure proprio Biagio Schembari.

Desidero concludere con una citazione del grande metafisico italiano Giorgio DeChirico che mi sembra si adatti all’artista Biagio Schembari: “Il nostro spirito viene spinto da visioni che vengono da sorgenti perenni. Le ombre posano sulle piazze i loro enigma. Otre le mura ci sono torri assurde accresciute da piccole bandiere variopinte. Dappertutto l’infinito, dappertutto il segreto.
Ma una cosa rimane così invariabile, come se le sue radici fossero congelate nel centro dell’eternità: la nostra volontà di essere artisti creativi”.


Florian Hildebrand
Monaco di Baviera

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